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Dec. 21, 2020

ARRI Large Format sul film Netflix “L’incredibile storia dell'isola delle rose”

Il direttore della fotografia Valerio Azzali ha girato "Rose Island", il primo lungometraggio italiano prodotto in grande formato, con ARRI ALEXA LF, ALEXA Mini LF e le lenti ARRI ZEISS Master Anamorphic.

Dec. 21, 2020

Dopo aver lavorato alle serie tv “Gomorra e Luna nera”, Valerio Azzali ha accettato la sfida di Sydney Sibilia firmando la fotografia del film Netflix “L’incredibile storia dell'isola delle rose”, che racconta la storia vera di Giorgio Rosa e della creazione di uno stato indipendente su una piattaforma al largo della costa riminese. Primo lungometraggio italiano girato con ALEXA LF e con ALEXA Mini LF, il film è stato realizzato in Large Format con sensore 24X36 con ottiche ARRI ZEISS Master Anamorfiche.

Il film è in gran parte ambientato in mezzo al mare. Dove avete girato e in quali condizioni di ripresa?

Abbiamo girato in totale per undici settimane, di cui sei a Malta, per lo più nelle piscine e con esterni in spiaggia, e le altre tra Rimini, Bologna e Roma, visto che una parte importante del film si svolge nei palazzi del potere, tra Montecitorio e il Ministero degli Interni. Ci sono nel film due mondi caratterizzati in modo diametralmente opposto e gestiti con un’illuminazione totalmente diversa: da una parte quello della DC e del potere, ovvero palazzi chiusi e fumosi in cui avvenivano cose che non avevano nessun legame col mondo esterno, dall’altra quello dei ragazzi, della luce, dell’aria aperta. Un’altra location è stata Cogne in Val d’Aosta: ci serviva la neve e lì aveva nevicato tantissimo, perciò vi abbiamo ricreato il parcheggio antistante il Consiglio d’Europa di Strasburgo, che verrà poi elaborato in digitale.

Quale stile visivo cercavate?

“L’incredibile storia dell’isola delle rose” è un film d’epoca ambientato nel 1968 per il quale ci siamo ispirati moltissimo al linguaggio di quel periodo. Per me che sono nato nel 1977, la percezione degli anni ‘60 è data dai documenti storici e fotografici e dai film di quegli anni. Tra questi, un riferimento molto importante, anche se totalmente diverso dal nostro film, è stato “Il disprezzo” di Godard: c’era una capacità di inquadrare i personaggi e l’ambiente in formato Cinemascope in modo bello, elegante e particolare dal punto di vista cromatico. Un altro film, praticamente contemporaneo, cui abbiamo guardato è stato “Le Mans ‘66” di James Mangold: è ambientato in un periodo simile ed è girato con la ALEXA LF con le ottiche anamorfiche.

Avevate valutato diverse opzioni ma alla fine perché avete scelto appunto l’ALEXA LF?

È stato molto interessante: ho provato varie macchine da presa ma alla fine, quella che ci sembrava migliore era la ALEXA LF perché aveva tutte le caratteristiche necessarie per ottenere il look fotografico desiderato. Gestisce la latitudine di posa, le alte luci e il sole nel modo più corrispondente all’immagine che volevamo creare in un film che, per la grande maggioranza, è girato in esterno giorno. C’era poi un altro aspetto fondamentale che dovevo tenere sotto controllo: i blue screen. I blu, scelti con il supervisore degli effetti digitali Stefano Leoni, per una questione di riflessi sul mare spesso andavano in sottoesposizione rispetto all’immagine ed erano enormi, non si potevano illuminare; eppure quando controllavamo il logaritmico della macchina erano perfetti, c’erano tutte le informazioni necessarie a Stefano per poi realizzare gli effetti speciali a regola d’arte.

A cosa è dovuta la scelta di ottiche ARRI Master Anamorfiche?

A motivi tecnici e artistici. Questo film doveva avere una sua precisione formale, anche perché nei film degli anni ‘60 non si vedevano tante sporcature, i flare non esistevano ancora, anzi si evitavano. C’era poi un’esigenza narrativa: ci sono sempre molte persone nel fotogramma, tutte importanti e spesso sullo stesso piano focale: sarebbe stato sbagliatissimo vederle deformate ai lati dell’inquadratura. Abbiamo quindi abbinato Large Format e lenti anamorfiche, con la tendenza a usarle più larghe possibile anche sui primi piani, avvicinandoci il più possibile con la macchina per non perdere mai il background. Nel film ci sono molte figurazioni ed è bello avere un primo piano e un mondo ancora leggibile che si muove dietro. Naturalmente non era semplice girare in questo assetto, per vari motivi. Il principale è che le ottiche non coprono quel formato. Abbiamo quindi fatto un crop dell’86% all’interno del sensore e siamo riusciti a usare la serie Master Anamorphic dai 40 mm in su.

Avete gestito situazioni di ripresa molto diverse, come siete riusciti a mantenere una flessibilità tecnica?

Da questo punto di vista l’ALEXA Mini LF è una macchina eccezionale: è minuscola ma ha tutto ciò che serve per riprese complesse. Il processo era snello e immediato, abbiamo potuto gestire bene inseguimenti in barca durante una gara di sci nautico e inseguimenti in motoGP dell’epoca, tutto con la Mini LF su Gimbal, su bracci ammortizzati, su Steadycam. “L’incredibile storia dell’isola delle rose” è un film di grande respiro, con movimenti di macchina, pochi tagli, riprese subacquee e piani sequenza sull’isola realizzati col drone. Per questi ultimi abbiamo usato sia Inspire Dji che l’ottocottero con una ALEXA Mini e quando le riprese avevano come scenario il mare ho sempre preferito usare la seconda opzione per avere il massimo della latitudine di posa e del dettaglio grazie ai file ALEXA.

Qual è stata la sfida più difficile?

La continuità è stata la sfida più grande: dovevamo immaginare come gestire la luce su una piattaforma che era ferma mentre il sole, naturalmente, si muoveva. Una delle soluzioni è stata quella di filtrare e coprire il sole e poi illuminare con i proiettori. A questo scopo abbiamo fatto costruire un panno di artificial silk di 12 x 12 metri che veniva issato da una gru alta 60 metri. Spesso ci ha salvato, altre volte non abbiamo potuto usarlo per il vento forte, ma ha funzionato benissimo in varie situazioni perché ci permetteva di mantenere la continuità in una scena che magari durava 20 secondi e che giravamo nell'arco di un giorno intero, con il sole che si muoveva di 180° rispetto alla piattaforma.

Photos: per gentile concessione di Netflix.