Che difficoltà ha comportato la pluralità di location?

Le telecamere ARRI sono state un elemento di continuità. Con Cattleya abbiamo deciso di mantenere un’unità tecnica solida dall’inizio del progetto: abbiamo noleggiato le macchine da presa in Italia, dove abbiamo fatto tutta la preparazione tecnica, a Panalight-Roma, sotto la supervisione del mio primo AC Massimiliano Ricci, e poi le abbiamo spedite nei luoghi del mondo in cui avremmo girato. È stato complesso ed entusiasmante mantenere una continuità tecnica e creativa, nella difficoltà di gestire troupe diverse con un oceano in mezzo. Avevamo bisogno di macchine affidabili e le ALEXA hanno retto per mesi senza crearci nessun problema con ogni temperatura, dal freddo delle montagne della Calabria all’inverno di New Orleans, alla pioggia del Messico fino al caldo estremo del deserto del Sahara.

Come avete gestito le luci?

Abbiamo usato anche molte luci ARRI e su “Zerozerozero” ho usato per la prima volta estensivamente proiettori a Led, in particolare gli SkyPanel. I LED stanno trasformando il nostro modo di lavorare. La possibilità del controllo a distanza della temperatura colore e dell’intensità della luce è estremamente interessante; una caratteristica che ho sfruttato molto anche sul film Netflix “The White Tiger” di Ramin Bahrani.


Photos: Pepito Produzioni e Rosa Hadit Cattleya